Nel giorno della fragorosa disfatta del Real di Benitez, il Napoli sublima la filosofia del suo tecnico con un'altra prestazione tatticamente perfetta, impreziosita dallo spessore tecnico dei suoi giocatori.
Squadra corta, racchiusa in un fazzoletto, linea difensiva altissima, giocate a centrocampo e sulla trequarti, basate su triangolazioni e sui classici rombi senza soluzione di continutà : la quintessenza della geometria di Sarri.
Qualora fosse servita un'ulteriore conferma, è arrivata l'ennesima risposta in terra scaligera. Secca e perentoria.
E forse è un segno del destino che giunga proprio nel giorno in cui i Blancos del controverso e tanto discusso ex Rafa vengono asfaltati al Bernabeu da un Barça in formato "illegale".
Il Napoli ha tutte le carte in regola per ambire al vertice di questo campionato. Che si voglia o meno pronunciare la fatidica parola, lo dicono i numeri in Italia e rapportati all'Europa, dove Reina è ormai re incontrastato sul trono dell'imbattibilità .
Dove vanno ricercati gli ingredienti che hanno reso possibile questa alchimia vincente?
Indiscutibilmente nella cifra tecnica degli interpreti nei vari reparti. Percorrendo in lungo il campo, dal portiere-saracinesca sino ad arrivare all'attacco stellare.
Al di là degli innesti qualitativi di Allan e Hysaj (senza dimenticare Chiriches che non ha fatto rimpiangere lo squalificato Koulibaly ndr) e del ritorno fondamentale del sopraccitato Reina, portiere di assoluta caratura internazionale, che ha infuso sicurezza a tutta la squadra, l'ossatura è la stessa della scorsa stagione. E' la combinazione degli elementi che è cambiata con l'aggiunta, in panchina, di un "catalizzatore" che ha reso il mix esplosivo.
LA DIFESA: IERI, OGGI E DOMANI
Albiol e Koulibaly, spaesati e imprecisi la scorsa stagione dove lo spagnolo è apparso, per lunghi tratti, l'ombra del centrale ammirato negli anni passati, perennemente in affano contro gli avversari, mentre il secondo alternava giocate eccezionali a banalità incommensurabili in impostazione e frequenti errori di posizionamento.
Oggi sono una delle più affidabili coppie difensive delle serie A, coadiuvati sulle fasce dai fidi scudieri Ghoulam e Hysaj, propositivi in avanti e concreti dietro.
In pochi avrebbero scommesso ad inizio stagione sull'affidabilità di questo reparto arretrato. In particolare su un Albiol puntuale in chiusura ed elegante e lucido in impostazione e un Koulibaly sempre devastante nel suo strapotere fisico, ma disciplinato nel dosare la sua esplosività e attento ai movimenti della linea difensiva.
Un blocco granitico piuttosto giovane su cui il Napoli può costruire le fondamenta della sua solidità difensiva per le stagioni future.
IL CENTROCAMPO: ATTENTI A QUEI DUE
La scorsa stagione occorreva rivolgersi a "Chi l'ha visto?" per avere notizie degli oggetti misteriosi Hamsik e Jorginho in certe giornate.
Avulso completamente dalla manovra e intermittente nelle giocate decisive il capitano, spesso risucchiato nel cono d'ombra di un ruolo mai ben definito, una sorta di "terra di nessuno".
Impalbabile e abulico il brasiliano, copia sbiadita del centrocampista raffinato e totale apprezzato a Verona.
Oggi Hamsik sembra risorto dalle sue stesse ceneri come l'Araba Fenice, ergendosi a centrocampista essenziale, concreto, a completo servizio della squadra, mettendo a frutto intelligenza tattica e abilità di verticalizzare nel corso dell'intera partita e non solo a sprazzi.
Meno goleador, è vero, ma sempre nel vivo del gioco: geometrie, tocchi di qualità , assist e contenimento. Un trade-off molto vantaggioso. Probabile che, alla raggiunta maturità calcistica dei 28 anni, si sia deciso a rispondere all'ultima chiamata per l'investitura da centrocampista talentuoso ad acclarato fuoriclasse.
Jorginho è ormai un leader silenzioso, piedi raffinati, tasso di precisione nei passaggi prossimo al 92%, mai un pallone buttato. Un play maker basso elegante e concreto. Non sarà Pirlo ok, ma è merce rara che scarseggia da anni in qusto ruolo, soprattutto in serie A.
Con lui il Napoli gira alla perfezione e il piranha di Imbituba gioca "sine metu", con coraggio e scioltezza.
Sull'altro brasiliano Allan poco da aggiungere. Le prestsazioni in campo parlano per lui. Gran rubapalloni e mastino di centrocampo? Non solo. L'ex Udinese ha dimostrato anche di saper timbrare più volte il cartellino.
L'ATTACCO: FAST AND FURIOUS
Il vero marchio di fabbrica di questo Napoli. Lo si era capito da tempo quale fosse il motore di questo Napoli trainato da cavalli potenti, veloci, incontenibili.
Mancava, però, il telaio...quello che conferisce solidità e permette di passare da prototipo attraente, ma inaffidabile a fuoriserie corazzata pronta ad affrontare l'urto di ogni possibile "crash-test".
Ora il telaio c'è ed i cavalli Callejon, Insigne ed Higuain spingono eccome, sfruttando al massimo i cordoli, ma senza pericolo di fuoripista.
E, in caso di usura pneumatici, pronto il pit-stop con i ricambi di qualità Gabbiadini e Mertens.
MAURIZIO SARRI: IL QUINTO ELEMENTO
E' lui l'indiscusso craque di questa stagione, l'outsider della panchina. Il quid che mancava ad una squadra potenzialmente irresistibile, ma in concreto fragile mentalmente, frastornata forse dai continui turnover di uomini e di posizioni in campo.
Serviva qualcuno che venisse a ristabilire ordine e disincanto. E'arrivato Sarri, napoletano cresciuto a Figline Valdarno. Pochi fronzoli, tanto lavoro e sacrificio.
Non uno da copertina di Vogue insomma, non un belloccio in cappotto perennemente ossessionato dal public speaking e con la spocchia da primo della classe per intenderci. Tutt'altro, un concentrato di normalità , aspetto da antieroe - oserei dire - ex impiegato di banca che, per diletto, allenava il Tegoleto.
Ma la normalità è il valore aggiunto di cui aveva bisogno questo Napoli per riacquistare la dimensione della concretezza, ben oltre l'aura pomposa, ma a tratti inconsistente di internazionalità conferitagli da Benitez.
Sarri ha predicato umiltà e impartito geometrie, garantendo automatismi perfetti e pochi rischi ad una difesa sempre altissima, creando un'impalcatura armonica di gioco, mediante il ricorso sistematico a schemi basati su continue triangolazioni e sovrapposizioni, frutto di un'attenzione maniacale negli allenamenti settimanali (l'utilizzo del drone per mettere a punto i movimenti difensivi ne è un'ulteriore prova).
Nonostante, dopo le prime uscite balbettanti del Napoli, abbia subito critiche illustri (da Maradona ndr) che avrebbero abbattuto il più navigato degli allenatori, le ha incassate con britannico aplomb, rispondendo con genuina schiettezza toscana ("Maradona è un idolo per me e può dire quel che ca**o vuole veramente ed io non me la prenderò mai" ndr), e ha corretto il tiro sul modulo (passando dal 4-3-1-2- al 4-3-3 ndr), dimostrando non solo sagacia tattica, ma moderna capacità di schiodarsi da un credo per massimizzare le risorse a disposizione.
Ed ora raccoglie tanto di scuse e complimenti dal Pibe e da altri ex detrattori. Dopotutto 16 risultati utili consecutivi sono già un bottino da fare invidia a Bayern e Barça. E se a questo si aggiunge un Higuain ricostruito nel morale e nel fisico, Hamsik finalmente faro del gioco, Insigne decisivo nella finalizzazione, difesa e porta blindate, finora il risultato è una pellicola da regista d'antan , da far stropicciare gli occhi ai tifosi partenopei e a tutti gli amanti del bel calcio. Chapeau!
di Gianluca Grandoni
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